MUSEO BOTANICO

Erbari curiosi

 

Nell’immenso panorama di Erbari conservati in Museo, ci sono piante raccolte da studiosi, da semplici appassionati, da studenti, da uomini ma anche qualche donna, ecclesiastici, medici, giardinieri, collezionisti, ecc. Ecco solo due esempi.

Nel 1917, all’età di ventun anni, il conte ferrarese Luigi Tibertelli, in seguito noto in tutto il mondo come il pittore de Pisis, dona la propria raccolta di piante all’Università di Padova. La collezione, composta da mille e cento campioni di felci e piante superiori provenienti da Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Lazio a partire dal 1907, oltre che rappresentare un tassello importante nella conoscenza della vita di un personaggio famoso, costituisce anche una preziosa fonte d’informazioni sulla flora di circa un secolo fa. I cartellini che accompagnano gli esemplari richiamano piazze e vie della città di Ferrara, giardini di amici e parenti, gite fatte nelle tenute di famiglia, passeggiate effettuate da solo o in compagnia di amici, lungo le coste romagnole o sui Colli Euganei, all’abbazia di Pomposa o al “Viale dell’Osservanza” alle spalle di Bologna, ecc. Il giovane raccoglie piante con fiori vistosi ma anche semplici erbacee con fiori piccoli e quasi insignificanti, specie comuni ma anche quelle raramente osservate, spesso accompagnandole da commenti riguardanti il colore degli esemplari o la loro dimensione, o la necessità di soffermarsi, prima o poi, per uno studio più approfondito. Non da ultimo, l’erbario de Pisis è anche arricchito da alcuni piccoli disegni raffiguranti particolari delle foglie, della corolla, del fusto, che vengono tracciati con grande abilità e attenzione ai dettagli dal futuro pittore.

Bruno Giordano Ugolini è uno degli otto figli di un appassionato botanico e insegnante di scienze naturali. Nel 1914 Bruno, conseguita la laurea a Padova, riceve la proposta di diventare assistente alla cattedra di botanica ma deve rifiutare in quanto chiamato alle armi. Entrato nel 77° Fanteria, durante la guerra combatte in Val Daone, nel Sabotino, alle porte di Gorizia, a Monfalcone, alle fonti del Timavo e a S.Giovanni di Duino dove, durante una missione, viene ferito da una scarica di mitragliatrice in seguito alla quale muore pochi giorni dopo. Durante gli anni di guerra Bruno si era distinto per alcuni atti di valore, tanto da meritare tre encomi solenni e due medaglie d’argento, ma aveva anche trovato il tempo per alimentare l’amore per la botanica. Dai luoghi in cui è impegnata la sua Brigata, infatti, raccoglie circa quattrocento piante che saltuariamente invia al padre insieme ad alcune brevi note affrettate. Questi esemplari, non sempre in ottime condizioni, sono spesso inseriti tra fogli di giornale o di spessa carta bianca, in parte forse aggiunti dal padre nel tentativo di riordinare la collezione ricevuta. Alla morte del figlio tutto il materiale viene riunito, legato con un nastrino tricolore e denominato “Erbario di guerra”; l’idea è quella di pubblicare la lista completa degli esemplari raccolti ma non ci risulta che questo sia mai avvenuto, nonostante il padre ne avesse iniziato lo studio.