Museo Morgagni di Anatomia

Le collezioni

 

La collezione del Museo Morgagni di Anatomia in questi ultimi anni ha avuto un miglioramento qualitativo e quantitativo. Sono state sviluppate inoltre le potenzialità scientifiche del museo stesso, inteso non solo come luogo di conservazione, ma anche come luogo di vera e propria ricerca scientifica. I locali che ospitano i reperti sono stati rinnovati nel 2018 in modo da tutelare sia i reperti stessi che i visitatori.

Attualmente, l’intera collezione antica della sezione di Anatomia Patologica consta di 1307 elementi è aperta al pubblico e suddivisa per apparato di appartenenza. All’interno di ogni apparato c’è un’ulteriore divisione a seconda della patologia. Questa classificazione ha permesso di poter analizzare quali patologie sono rappresentate con più frequenza in certi apparati. Le patologie più frequenti tra i reperti del museo sono i tumori, sia benigni che maligni, e le infiammazioni, infettive e non. Ci sono anche parecchi casi di malformazione d’organo e disturbi circolatori.

I reperti sono conservati con tre metodiche: la tannizzazione, inventata da Lodovico Brunetti, la fissazione in liquido come formalina o alcool e infine la maggior parte dei reperti ossei sono a secco. Inoltre sono presenti anche dei preparati in cera e inclusioni in paraffina.

 

In questa sezione potete esplorare la collezione in dettaglio dei reperti conservati in Museo.

 

 

L’anatomia artistica, a rigore, è una disciplina a uso degli artisti figurativi, in quanto studia le proporzioni e i rapporti tra le varie parti del corpo umano, prendendone in esame sia la struttura esterna, sia la struttura interna, in vista d’una loro rappresentazione quanto più possibile realistica. È ben noto, per esempio, il ruolo che gli studi anatomici ebbero nelle straordinarie realizzazioni degli artisti rinascimentali come Leonardo e Michelangelo. Tuttavia, nel contesto delle collezioni mediche, anatomiche e anatomo-patologiche, il termine “anatomia artistica” ha un significato diverso. Con esso si vogliono indicare, infatti, due categorie di reperti anatomici. La prima riguarda preparati che sono stati realizzati combinando finalità medico-didattiche e finalità estetiche. Per quanto riguarda la collezione di anatomia artistica del Museo di Anatomia Patologica si trovano qui preparati la cui realizzazione ha richiesto l’intervento di quelle stesse abilità plastiche necessarie alla creazione di opere d’arte. Essa si riferisce, in particolare, alla ceroplastica anatomica. Per quanto riguarda la collezione del Museo, questa categoria si applica alle quattro cere sul tema del vaiolo, raffiguranti le manifestazioni cutanee della malattia nel cavallo, nella pecora, nella vacca e nell’uomo. Infine, si applica alla ricostruzione del volto di Giovanni Battista Morgagni. Il modello realizzato tramite stampa 3D, infatti, risultava in un volto privo di colori. Esso è stato successivamente dipinto da un’artista che ha conferito maggior realismo al volto dell’anatomista al quale il Museo stesso è intitolato. Infine sono qui preservati alcuni casi di tannizzazione effettuata da Lodovico Brunetti unita ad un apparato artistico, fatto sia per arricchire l'interpretazione del reperto, che per migliorare le condizioni espositive, sempre ponendo la patologia in primo piano.

Lo scheletro di un uomo adulto è formato da 206 ossa legate tra loro da 68 articolazioni e rappresentano circa il 20% del peso corporeo.
Lo scheletro può essere suddiviso in scheletro assile (testa, colonna vertebrale, gabbia toracica) e appendicolare (arti superiori, arti inferiori e le cinture scapolare e pelvica).
Le principali funzioni dello scheletro sono:

- Sostegno
- Protezione
- Movimento
- Ematopoietiche
- Deposito di minerali

Macroscopicamente si riconoscono due tipi di osso, corticale e spugnoso. Il primo è detto anche osso compatto, costituisce circa l’80% dello scheletro e la sua funzione è principalmente biomeccanica.
L’osso spugnoso invece si trova alle estremità delle ossa lunghe nel canale midollare.
Tutte le ossa contengono sia osso spugnoso sia corticale, ma le loro proporzioni sono diverse.

Lo scheletrico è l’apparato maggiormente rappresentato all’interno delle collezioni del Museo di Anatomia Patologica con oltre 250 esemplari (il 20% di tutti i reperti) conservati sia in liquido che a secco. Tra questi sono presenti 55 calotte craniche di diversa età e patologia, tutte rimosse durante autopsia.

In questo apparato, il tumore è la patologia più frequente: si trovano infatti neoplasie sia del volto che delle ossa lunghe.

Altrettanto interessante è la collezione di calotte craniche per la disparata casistica di patologie, dalla caries sicca sifilitica al rachitismo a traumi da armi da fuoco o anche armi bianche.

 

Il tegumentario rappresenta un “apparato barriera” protettivo e isolante, con un importante ruolo nella regolazione della temperatura corporea e nella protezione dai raggi ultravioletti. Inoltre ha una funzione sensoriale e di secrezione dell’organismo. L’apparato tegumentario è costituito dalla pelle e dagli annessi cutanei. La zona più esterna della pelle è definita epidermide, lo strato sotto invece è il derma costituito da tessuto connettivo, che funge da ammortizzatore per i traumi meccanici della pelle. Lo strato più profondo del derma, chiamato strato reticolare, è composto da fibre di collagene e da qui si originano i bulbi piliferi, le unghie, le ghiandole sebacee e sudoripare.

All’interno del Museo Morgagni ci sono 55 reperti dell’apparato tegumentario, pochi rispetto ad altre sezioni, ma con patologie molto rare, come l’argiria, provocata da un trattamento contro la sifilide sbagliato, e la lebbra, malattia causata dal Mycobacterium leprae.

Il sistema nervoso è considerato il più complesso apparato del corpo umano. È il responsabile della elaborazione delle attività sensoriali e del controllo dei movimenti ed è l’organo del pensiero, delle emozioni e della personalità, in definitiva l’essenza del genere umano. Il sistema nervoso può essere anatomicamente suddiviso in sistema nervoso centrale (SNC) e sistema nervoso periferico (SNP). Il SNC consiste nell’encefalo e nel midollo spinale. Il SNP è invece rappresentato da strutture nervose periferiche come i gangli, le fibre nervose dei nervi, i recettori sensoriali (termocettori, propriocettori, meccanocettori, recettori per gli odori, per il gusto) e gli organi sensoriali specializzati come l'occhio, l'apparato cocleare e vestibolare.

Il SNP raccoglie informazioni dall'ambiente esterno, le traduce in segnali nervosi e le invia al SNC che si occupa di integrarle e di rispondere in maniera adeguata. C'è poi da considerare il sistema nervoso autonomo (diviso in simpatico e parasimpatico) che si occupa di gestire in maniera involontaria le risposte viscerali.

La collezione del sistema nervoso nel Museo Morgagni è ben rappresentata da 105 reperti. I più significativi sono sicuramente una serie di cervelli con patologie che vanno dalle lesioni sifilitiche alle formazioni di tipo tumorale.

L'apparato respiratorio è l'insieme degli organi e delle strutture che consentono gli scambi gassosi tra l'ambiente circostante (carico di ossigeno) e l'organismo umano (il cui sangue è carico di anidride carbonica). Il funzionamento dell'apparato respiratorio risulta dunque strettamente connesso al funzionamento del sistema circolatorio. L'apparato respiratorio è formato da nasofaringelaringetracheabronchibronchiolipolmoni e pleura.

L'atto respiratorio si divide in due fasi: inspirazione ed espirazione. La prima avviene grazie alla contrazione dei muscoli intercostali e del diaframma, che provoca un aumento di volume polmonare e una diminuzione della pressione intra pleurica, con una conseguente immissione dell'aria nei polmoni. L'espirazione solitamente è passiva, determinata dal rilascio della forza elastica del parenchima polmonare. Il volume toracico diminuisce, i polmoni vengono compressi e l'aria espulsa.

L’apparato respiratorio è bersaglio di malattie provocate da batteri, virus, sostanze tossiche, nonché tumori. Nella collezione di anatomia patologica ci sono 107 reperti di questo apparato che vanno da condizioni ostruttive delle vie aeree, come una moneta che occlude le vie aeree superiori, a malattie infettive (tubercolosi), a tumori di trachea e polmoni.

L'apparato cardiovascolare è l'insieme degli organi che permettono la circolazione del sangue nell'organismo per rifornire le cellule di nutrienti e ossigeno e consentire l'eliminazione dell'anidride carbonica e di altri prodotti di scarto. L’apparato è un sistema chiuso di vasi, in cui il sangue circola sotto la spinta del cuore. A formare l’apparato cardiovascolare sono:

Cuore: muscolo striato involontario suddiviso in quattro camere: 2 atri e 2 ventricoli. Alla nascita il cuore di un neonato pesa circa 20-21 grammi, nell’adulto raggiunge i 250-300 grammi.

Arterie: vasi sanguigni che nascono dai ventricoli e portano il sangue ossigenato a tutto il corpo attraverso l’aorta che nasce dal ventricolo sinistro. Unica eccezione l’arteria polmonare che nasce dal ventricolo destro e porta il sangue poco ossigenato ai polmoni.

Vene: vasi sanguigni che, eccetto le vene polmonari, trasportano sangue carico di anidride carbonica ai polmoni e sostanze di rifiuto a fegato e a reni per la depurazione.

Capillari: permettono gli scambi fra sangue e tessuti.

Arterie, vene e capillari sono le componenti della grande circolazione (circolo sistemico) e del piccolo circolo (circolo polmonare).

La grande circolazione prende l'avvio dal ventricolo sinistro che, contraendosi, spinge il sangue ricco di ossigeno nell'aorta e da qui in tutte le arterie del corpo, che trasportano il sangue ossigenato ai diversi tessuti e apparati. Dai tessuti, il sangue, attraverso il sistema delle vene cave, raggiunge l'atrio destro del cuore. Dal ventricolo destro inizia la piccola circolazione: da qui il sangue viene pompato, tramite l'arteria polmonare, nei polmoni dove negli alveoli circondati da una ricca rete di capillari, cede l'anidride carbonica e si arricchisce di ossigeno. Tramite le vene polmonari raggiunge l'atrio sinistro del cuore e da qui riparte tutto il ciclo precedente.

L’apparato cardiovascolare è largamente rappresentato all’interno del Museo di Anatomia Patologica con oltre 100 reperti appartenenti alla collezione storica e oltre 7000 esemplari della collezione contemporanea ancora non esposta. Tra i preparati ottocenteschi sono da evidenziare le malformazioni (ectopia cordis e situs inversus con destrocardia), ma anche una vasta casistica di complicazioni di origine sifilitica. Il fiore all’occhiello è sicuramente il cuore di Ilario Lazzari, primo trapianto di cuore in Italia effettuato proprio a Padova nel 1985.

Il fegato è la ghiandola più grande del corpo umano connessa all'apparato digerente e composta da quattro lobi. Si trova a destra nella parte più alta della cavità addominale ed è posizionato sotto il diaframma e vicino al colon trasverso e allo stomaco. Ha una forma ovoidale, un peso di circa 1-1,5 chili e una lunghezza di circa 24-28 cm. È irrorato dal sangue trasportato dall'arteria epatica, il principale vaso arterioso del fegato.

Il fegato ha un ruolo fondamentale nel metabolismo e svolge una serie di processi tra cui l'immagazzinamento del glicogeno, la sintesi delle proteine del plasma, la rimozione di sostanze tossiche dal sangueProduce la bile, importante nei processi della digestione ed è fino al 6º mese di vita intrauterina il più importante organo emopoietico. Proprio la bile prodotta dal fegato viene immagazzinata dalla cistifellea, detta anche colecisti, per essere poi rilasciata nell’intestino tenue durante la digestione.

Nel Museo di Anatomia Patologica ci sono 57 reperti che ben rappresentano il fegato (tumori, amiloidosi, ascessi) e la cistifellea (idrope, papillomi, calcoli).

L'apparato urinario si occupa della produzione e dell'eliminazione dell'urina. È formato dai reni, dagli ureteri, dalla vescica e dall'uretra.

Reni: sono due e provvedono alla produzione dell'urina. Lunghi circa 12 cm, sono caratterizzati da una forma che ricorda quella di un fagiolo; il loro peso si aggira intorno ai 110-130 gr ciascuno.

Ureteri: sono il condotto che consente all'urina di passare dai reni alla vescica urinaria. Il loro diametro misura circa un cm, mentre la lunghezza è di circa 25-30 cm. Ogni uretere presenta nella sua estremità inferiore, nell'area di sbocco nella parete della vescica, una valvola che permette all'urina di riversarsi nella vescica ma che le impedisce il percorso inverso, evitando che rifluisca verso i reni.

Vescica urinaria: raccoglie l'urina prodotta dai reni. Riceve i due ureteri ed espelle l'urina attraverso l'uretra. La vescica urinaria è collocata diversamente nella donna e nell'uomo: nell'organismo femminile si trova sotto il peritoneo, davanti all'utero, mentre nell'organismo maschile è collocata al di sopra della prostata e anteriormente al retto.

Uretra: è il canale che mette in comunicazione la vescica con l'orifizio uretrale. È caratterizzata da funzioni e morfologie diverse nei due sessi: nella donna la sua unica funzionalità è quella di permettere l'espulsione dell'urina, nell'uomo è invece deputata, oltre che al trasporto dell'urina verso l'esterno del corpo, anche al trasporto dello sperma. La lunghezza varia in maniera significativa nei due sessi.

L’apparato urinario presenta 117 reperti all’interno del Museo di Anatomia Patologica, numerose sono le idronefrosi da calcoli e le neoplasie. Una collezione molto preziosa è quella dei calcoli renali che appartenevano al Museo di Filosofia Naturale fondato da Antonio Vallisneri nel 1700.

L'apparato genitale consente all'uomo e alla donna di riprodursi.

L'apparato riproduttivo maschile è formato dal pene, che rappresenta l'organo riproduttivo maschile per eccellenza, nonché l'ultimo tratto delle vie urinarie. C'è poi la prostata, formata da tessuto fibroso e muscolare, il cui compito principale è quello di produrre e immagazzinare il liquido seminale che viene poi rilasciato durante l'eiaculazione. I testicoli sono invece deputati alla produzione degli spermatozoi e alla secrezione dell'ormone testosterone. Ci sono poi le vescicole seminali situate, una per lato, al di sopra della prostata, il cui compito è quello di secernere una sostanza vischiosa che va a formare lo sperma. Infine le vie spermatiche consentono il transito degli spermatozoi provenienti dai testicoli verso l'esterno dell'organismo e permettono la maturazione degli spermatozoi stessi.

L'apparato riproduttivo femminile è formato dall'ovaio, dalle salpingi, dall'utero, dalla vagina e dalla vulva. L'ovaio è formato da due ghiandole a forma di mandorla, le ovaie, che producono gli ovuli, elementi indispensabili per la riproduzione, e secernono gli ormoni sessuali che regolano tutte le fasi della vita riproduttiva della donna. Ci sono poi le salpingi, due condotti simmetrici che mettono in comunicazione ciascuna delle due ovaie con l'utero e che rappresentano la normale sede di fecondazione, ovvero il luogo in cui avviene l'incontro tra l'ovulo e lo spermatozoo. L'utero è il centro dell'apparato riproduttivo femminile ed è deputato ad accogliere l'ovulo fecondato, a consentirne lo sviluppo e a espellere il feto quando la gravidanza giunge al termine. La vagina è il condotto che mette in comunicazione l'ultima parte del collo dell'utero con l'ambiente esterno e la vulva è l'insieme degli organi genitali esterni femminili.

Nella sezione della Miscellanea sono stati raggrupate le patologie più significative di milza, occhio, tiroide e timo, organi e ghiandole che non rientrano in nessuno degli apparati in cui sono stati suddivisi gli altri organi.

La teratologica (dal greco “téras”, “mostro”) è la disciplina che studia le “mostruosità”, cioè le anomalie morfologiche dell’intero individuo, o di parte di esso, che costituiscono gradi più o meno avanzati di deviazione di forma dal tipo fondamentale di una specie. Si tratta, in particolare, di anomalie fetali (teratogenesi) che interessano il campo dell’ostetricia e dell’anatomia patologica, per quanto riguarda l’uomo, oltre che la zoologia generale per quanto riguarda le altre specie animali.

Sebbene diversi tipi di mostruosità siano stati descritti sin dall’epoca classica, il padre di questa disciplina è Fortunio Liceti (1577-1657), medico e filosofo che insegnò a Pisa, Padova e Bologna. Nel 1616 pubblicò il De monstruorum causis, natura et differentis, opera in cui pose le basi della nuova disciplina. Un altro docente a Padova, Vicenzo Malacarne (1744-1816), diede importanti contributi alla teratologia, introducendo nuove definizioni ancora oggi in uso, come acranio, microsomia, macrosomia, micromelia, macromelia e polimelia.

Le cause delle anomalie morfologiche si possono distinguere in interne (anomalie dell’uovo o dello spermatozoo, mutazioni ereditarie) ed esterne (fattori traumatici, fisici o chimici che agiscono sull’embrione) e si possono produrre in varie epoche dello sviluppo embrionale, sebbene le più gravi si determinino più spesso nei primi periodi dell’uovo fecondato e diano origine ad aborti precoci.

Esistono diverse modalità di classificazione delle anomalie teratologiche: alcune, più strettamente scientifiche, in quanto basate sul tipo o sulla causa del processo teratogenetico; altre, più pratiche, basate sulla morfologia della malformazione, cioè sulla forma esteriore del corpo mostruoso. Fra queste ultime, quella maggiormente in uso è stata proposta da Cesare Taruffi (1821-1902), anatomopatologo bolognese la cui opera monumentale sulla teratologia rappresenta tutt’oggi un importante punto di riferimento. La collezione teratologica del Museo di Anatomia Patologica di Padova espone una ricca casistica che rappresenta tutte le più importanti categorie classificatorie. Fra le anomalie di parti dell’individuo, si trovano: a) anomalie del cranio e della colonna vertebrale (acranio, anencefalo, spina bifida); anomalie della faccia e del collo (ciclopia, labbro leporino); anomalie del torace e dell’addome (ectopia cordis, ernia diaframmatica, onfalocele); anomalie delle estremità (amelia, sirenomelia, polidattilia). Fra le anomalie plurime e composite, il Museo presenta: gemelli siamesi craniopagi, craniotoracopagi, craniotoracogastropagi, toracopagi dicefali, toracogastropagi, e un fetus in fetu.

Per la sua ricchezza, la collezione teratologica è certamente fra le più rappresentative del Museo di Anatomia Patologica e costituisce un importante oggetto di studio sia dal punto di vista storico che anatomo-patologico.