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SOUND-SCAPE

L'installazione artistica site specific di Emmanuele Panzarini per il Festival dello Sviluppo sostenibile

 

(foto cortesemente concessa da ERSAF Lombardia e Compagnia delle Foreste)

 

Dal 22 settembre all'8 ottobre nel cuore dell'Università degli Studi di Padova un'installazione artistica interattiva ci invita a ricordare insieme i paesaggi devastati dalla tempesta Vaia e a dare concretamente una mano per ripristinare l'equilibrio dell'ecosistema.

 

L'installazione

Nel Cortile Nuovo di Palazzo Bo una gigantografia applicata al suolo ci immerge nelle foreste devastate dalla tempesta Vaia nel 2018. Sotto ai nostri piedi, sotto i nostri occhi, i boschi colpiti dalla furia dei venti, gli alberi sopravvissuti e caduti, un paesaggio naturale (land-scape) svuotato.

Attraverso la nostra scelta, la terra e il paesaggio si dissolvono in un paesaggio sonoro (sound-scape) sopravvissuto grazie alla trasformazione della linfa in canto. Gli alberi abbattuti tacciono, altre piante fanno sentire la loro voce. Dagli amplificatori naturali, ricavati dal legno degli alberi abbattuti, si diffondono i suoni creati con gli impulsi elettrici generati dallo scorrere della linfa nelle piante: accordi che si intrecciano, si scambiano, tra melodie più gravi o acute.

SOUND-SCAPE è memoria mediatica del disastro e al tempo stesso simbolo del ruolo di ciascuno di noi nel cammino verso la sostenibilità e il rallentamento del cambiamento climatico. Con il loro canto le piante, quelle che non possono più aver voce e quelle che possiamo ancora salvare, ci dicono che c'è ancora molto da fare.

Un'opportunità immersiva e sensoriale per mettersi in ascolto di un ecosistema che sta cambiando e che va salvaguardato. Oggi.

 

Sguardo d'autore

Emmanuele Panzarini (Padova, 1984) propone l’installazione Sound-Scape per il Festival dello Sviluppo Sostenibile nel Cortile Nuovo di Palazzo Bo con una già cospicua dotazione di esperienze, che attesta quanto sia pronto a una tale prova. Il suo percorso è tutto focalizzato sulla reinterpretazione della modalità dell’installazione in forme pittoricamente rilevanti, per cromatismo e senso della disposizione. Anzi qualcosa di più: Panzarini mira soprattutto a sconfinare dalla sala, dal cosiddetto white cube, a favore di spazi ampi e aperti. Tanto che si potrebbe sospettare che la sua meta inconfessabile, proibitiva, sia la land art. Già nelle proporzioni in cui si esprime oggi, Panzarini si è sobbarcato problematiche terribilmente impegnative: gestire le grandi dimensioni, i vincoli del budget, le preesistenze architettoniche se non già paesistiche, l’incontro con persone che si trovano ad attraversare luoghi non specificamente espositivi senza aspettarsi di incappare nel lavoro di un artista. Ma egli intende tali difficoltà come il site-specific che deve nutrire un’installazione, e le accoglie come parte integrante dell’opera, “linea di contorno” che limita, pone le condizioni, ma allo stesso tempo focalizza l’immaginazione su un obiettivo. Un intervento di questo tipo attiva lo spazio su cui si distende, o meglio il territorio, meglio ancora la “terra” – altra definizione, forse più suggestiva, di land art è earth works. Il territorio ne risulta estraniato, quindi reso evidente. Esso si fa “soggetto”: ci parla, palesa il suo stato, che spesso purtroppo vuol dire i suoi malanni. In questo modo Panzarini giunge spontaneamente al grande tema dell’ambiente e della sua fragile ecologia, della sostenibilità dell’incessante logorio che l’uomo vi esercita.

In questa occasione, Panzarini si trova in qualche modo contenuto, il cortile del Bo gli impone ovvie restrizioni, e allora, così come avveniva ai suoi esordi, egli interviene sì nel paesaggio ma virtualizzato da una gigantografia applicata al suolo, una fotografia aerea della devastazione che la tempesta Vaia ha inferto alle foreste delle nostre montagne nel 2018. Su questo land-scape egli inserisce elementi prodotti da altri autori – neppure la foto è sua. L’opera è ricavata dall’appropriarsi, assemblare, remixare materiale altrui, uno spazio d’azione sottile, collaborativo, molto frequentato dagli artisti attuali. Il foto-territorio viene marcato da “casse” nel doppio significato del termine: cubi di legno che sono casse di risonanza che il team di designer “Vaia” ha ricavato dal legno degli alberi abbattuti. Dal loro interno si diffondono i suoni creati dal programmatore informatico Tiziano Franceschi e dalla musicologa Laura Silingardi con gli impulsi elettrici generati dallo scorrere della linfa nelle piante. Ne risulta un toccante Sound-Scape interattivo – è il pubblico a scegliere i suoni – che libera la voce di ciò cui non attribuiamo voce. Mai come davanti a questo lavoro l’occhio si ferma alla superficie mentre l’udito “vede” dentro, coglie i suoni interiori: lacrimae rerum che sgorgano dal profondo.

Guido Bartorelli, professore di Storia dell'Arte Contemporanea, Dipartimento dei Beni Culturali - Università degli Studi di Padova

 

L'artista

Emmanuele Panzarini (Padova, 1984) è una delle voci più influenti della LandArt contemporanea. Ha esposto ad Amburgo, Annency, Belfast, Marsiglia, Salonicco e Vistabella, oltre che in numerose collettive e mostre-concorso in Italia.

 

Il progetto e le collaborazioni

Sound-Scape è un'installazione site specific di Emmanuele Panzarini, nata su iniziativa dell'Università degli Studi di Padova - Centro di Ateneo per i Musei CAM.

Hanno collaborato:

- il programmatore informatico Tiziano Franceschi e la musicologa Laura Silingardi (in memoria), che agli inizi degli anni 2000 hanno scritto assieme, con passione, una tappa importante della storia italiana del Canto delle Piante e della "medicina forestale" trasducendo il flusso della linfa vegetale in musica e creando un archivio online Voci di piante

- la start up Vaia, cui spetta l'ideazione e la produzione dell'amplificatore naturale VAIA Cube, ricavato dal legno degli alberi abbattuti

- Ersaf Lombardia con l'agenzia di comunicazione Compagnia delle Foreste, che hanno realizzato una mostra itinerante sulla tempesta Vaia; a loro si deve l'impressionante fotografia aerea della devastazione inferta da Vaia alle foreste delle nostre montagne.

 

SOUND-SCAPE
dal 22 settembre all'8 ottobre
nel Cortile Nuovo di Palazzo Bo (Padova)

INGRESSO LIBERO


Leggi l'articolo di Federica D'Auria per Il Bo Live - Sound-scape. La fragilità del territorio raccontata dall'arte di Emmanuele Panzarini

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