view_lista_news

view_lista_news_archivio

Darwin day 2022

Darwin e la missione della fregata austriaca Novara


di Nicola Carrara

C’è un filo sottile che dal passato lega Darwin e le collezioni del Museo di Antropologia. Anche se non direttamente, infatti, egli ha contribuito all’arrivo della cosiddetta Collezione Pola a Padova. Nel celebrare il Darwin Day 2022, ripercorriamo qui le tappe storiche che hanno portato all’arrivo di questa collezione e del ruolo avuto dal naturalista inglese in tutto questo.

 

Dopo le esplorazioni navali di James Cook con la marina britannica – avvenute nella seconda metà del ‘700 – l’inizio del diciannovesimo secolo vede quelle di Russia, Francia, Stati Uniti, Danimarca e Svezia. L’Austria non può essere da meno: ai fini politici ed economici si uniscono forti interessi scientifici, sollecitati dalla nascita delle prime società geografiche e naturalistiche. A tutto questo si unisce il desiderio romantico di viaggi, conoscenza e affermazione personale di Ferdinando Massimiliano d’Asburgo (1832-1867), Arciduca d’Austria e imperatore del Messico, fratello minore dell’Imperatore Francesco Giuseppe. Egli, all’epoca della prima missione d’esplorazione asburgica, è poco più che ventenne, ma è un appassionato naturalistica e un grande estimatore del lavoro di Darwin, iniziato proprio grazie ad un’altra esplorazione, quella a bordo del Beagle (1831-1836).
È lui che promuove il progetto della prima circumnavigazione della terra compiuta dalla marina austriaca. Per questo fu allestita la fregata Novara nell’arsenale di Pola; per alloggiare gli scienziati si rinuncia a dei cannoni e sul luogo destinato alla batteria vengono costruite due comode cabine. Alla spedizione si uniscono scienziati diversi, sotto gli auspici dell’Imperiale Accademia delle Scienze di Vienna: tra questi il geologo F. Hochstetter, il botanico E. Schwarz, il giardiniere fiorista A. Jellinek, due zoologi, G. Frauenfeld e G. Zelebor, un etnografo, C. Scherzer, che fu il cronista del viaggio, ed un acquarellista, G. Selleny.
Lo stesso Darwin, in una lettera scritta a Charles Lyell nel febbraio 1857, esprime interesse per i programmi scientifici del Novara e auspica il successo della missione. Da Trieste la spedizione parte il 30 aprile 1857 e, lasciata Gibilterra e Madeira, attraversa l’Atlantico facendo rotta su Rio de Janeiro. Da lì si dirige verso est, fermandosi a Città del Capo; risale poi l’Oceano Indiano, toccando Ceylon, Madras, le isole Nicobare e Singapore. Dopo Giava, il Borneo e le Filippine punta sulla Cina, fermandosi ad Hong Kong e Shangai. Da lì fa rotta sulle Marianne e prosegue poi verso quelle regioni che riguardano più da vicino l’origine delle nostre collezioni, verso il cuore dell’Oceania: Melanesia, Polinesia e Micronesia.

Il ritorno è forzatamente abbreviato dalla notizia della guerra in Italia e il Novara rientra a Trieste il 26 agosto 1859. Durante il viaggio vengono raccolte numerose collezioni: una zoologica, ricca di più di 26000 esemplari, una botanica, composta da piante tropicali, semi, droghe e campioni di legni pregiati; un’altra, altrettanto ricca, mineralogica; a queste si aggiungono quella antropologica e quella etnografica. Di quest’ultima si incaricò Karl Scherzer: «La collezione etnografica conta 376 capi, vale a dire: armi d’ogni specie, arnesi di casa o da lavoro, ornamenti, sculture, idoli, maschere, vestimenta, modelli, tessuti, stoffe di scorza d’alberi, istrumenti musicali, manoscritti singalesi, frammenti di scritture sopra fronde di palma, canne di bambusia, e scorza d’alberi. Di questi oggetti, che segnano il grado di civilizzazione delle popolazioni più o meno barbare, sono tanto più di grande interesse, che il contatto ormai crescente con dette popolazioni li rende ormai rarissimi».

Al ritorno del Novara, la collezione etnografica e quella antropologica vengono esposte a Trieste, al Palazzo della Borsa, dall’8 marzo all’inizio di maggio 1860. Le collezioni etnografiche vengono quindi inviate a Vienna, al Palazzo di Augarten (negli anni 1860-61) dove, insieme alle ricche collezioni zoologiche, botaniche, geologiche e paleontologiche, vanno a costituire il Novara Museum. Dal 1876 risultano presenti nel Naturhistorischen Hofmuseum, dove vengono custodite fino al 1928, data di fondazione del Völkerkunde Museum di Vienna, nel quale trovano la loro sede definitiva.

Nel 1883 è registrata nel catalogo dell’Hofmuseum viennese anche una collezione etnografica proveniente dal Castello di Miramare, nella cui lista compaiono 245 oggetti con la dicitura “Novara Sammlung”, cioè “collezione Novara”. Questo materiale, tuttavia, non risulta far parte della lista ufficiale degli oggetti raccolti da Scherzer, così come accade per quelli provenienti dall’Arsenale della Marina da Guerra austroungarica di Pola. Queste raccolte costituivano il museo dell’Imperial Regia Marina e nel 1918, quando l’Istria fu annessa all’Italia, subirono un inevitabile smembramento. La collezione etnografica, comprendente oggetti dell’Oceania e dell’Africa, arriva negli anni 1934-36 all’Istituto di Antropologia dell’Università di Padova, allora diretto dal triestino Raffaello Battaglia.
Appare verosimile l’ipotesi che, accanto alla collezione principale, se ne formarono delle secondarie, o che queste costituissero oggetti scartati dalle precedenti. Rimane il fatto che i reperti sono in parte simili, o comunque provengono, nella maggioranza dei casi, dalle stesse località dei reperti “ufficiali” della missione Novara (Caroline, Nuova Britannia, Ammiragliato, Salomone, Isole Stewart, Nuove Ebridi, Nuova Caledonia, Tonga, Lealtà, Figi, Samoa, Tahiti, Gilbert). Non è da escludere che il Museo dell’Arsenale della Marina austroungarica sia stato arricchito anche da collezioni etnografiche raccolte nel corso di successive spedizioni. Infatti, negli ultimi decenni dell’Ottocento altre navi, dopo il Novara, salparono da Trieste o da Pola dirette in Australia o in Polinesia: tra queste la Helgoland, la Saida e la Fasana. Il ritrovamento del catalogo del Museo di Pola potrebbe chiarire questo ed altri punti controversi.

Indipendentemente dall’esatta attribuzione di questi reperti, è indubbio che la personalità scientifica di Darwin ha condizionato in positivo molte esplorazioni e ricerche tra cui quelle del Novara che si conclude, per pura coincidenza, nell’anno di pubblicazione (1859) della sua opera più importante: L’origine delle specie.