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Alle radici del Museo Botanico

Un viaggio virtuale alla scoperta delle collezioni del Museo

 

a cura di Chiara Marin

 

Il Museo botanico si presenta e racconta la sua storia e le sue ricchissime collezioni attraverso la nuova mostra virtuale Alle radici del Museo Botanico, curata da Rossella Marcucci, conservatrice del Museo, e dai giovani ormai ex volontari del Servizio Civile Nazionale Silvia Palmieri e Francesco Maria Butera.


Alla presentazione generale del Museo e dell’edificio che lo ospita, affacciato sul più antico Orto Botanico del Mondo, seguono otto distinte sezioni, che illustrano le numerose collezioni in esso conservate, valide ancor oggi per aiutare lo studio della botanica mediante l’osservazione diretta di frutti, semi, legni, modellini, ma anche di tavole didattiche e piante essiccate.

Proprio l’Erbario, con oltre 700.000 campioni, rappresenta la parte più consistente ed importante conservata in Museo. Nato nel 1835 grazie ad un primo nucleo donato da Giuseppe Antonio Bonato, allora Prefetto dell’Orto Botanico, riunisce esemplari essiccati a partire dalla fine del Settecento fino ai giorni nostri, molti dei quali raccolti da illustri botanici, come Augusto Béguinot, Roberto de Visiani, Adriano Fiori, Achille Forti (di cui si ricorda l’importante collezione di alghe) o Pier Andrea Saccardo. Sono inoltre presenti collezioni effettuate da semplici appassionati, come Wilhelm Pfaff, o da persone che divennero famose in ambiti diversi, tra le quali spicca il nome di Luigi Tibertelli, più noto come Filippo de Pisis, grande pittore ferrarese della prima metà del Novecento che decise di donare a Padova le sue raccolte botaniche. La sezione della mostra virtuale è quindi arricchita dalle biografie di alcuni di questi famosi personaggi.


La pagina dedicata alla Collezione Modellini di funghi descrive la collezione in creta di 62 modellini di macrofunghi, opera di Egisto Tortori, apprendista e in seguito direttore del laboratorio delle cere presso il Museo di storia naturale di Firenze. Un’altra collezione di autore incerto, costituita da 123 esemplari in cera d’api, mostra i modellini poggianti su basi verdi, rosse e nere, forse a distinguere la commestibilità della specie.


Una terza sezione della mostra è dedicata alla collezione di semi e contempla tanto le 48 provette di semi “Sgaravatti” (dall’omonima ditta), contenenti quasi esclusivamente graminacee e leguminose da usarsi per la produzioni di pascoli e tappeti erbosi, quanto le 10 scatole in cartone di semi “di Piante Agrarie ed Infeste”, ideata da Raffaello Sernagiotto, direttore del Servizio di Controllo delle sementi presso la Scuola di Viticoltura e di Enologia “Umberto I” di Alba e appassionato agronomo: ogni scatola contiene i semi di 100 specie diverse, provenienti da tutta Italia e appartenenti sia a “erbacce” che a specie coltivate nel nostro Paese tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento.


Due delle collezioni più interessanti e particolari del Museo sono quindi la Xylotomotheca Italica, realizzata da Adriano Fiori agli inizi del Novecento con l'idea di completare le raccolte dei campioni d'erbario di arbusti o alberi aggiungendo le sezioni dei legni – per lo più legati alla flora italiana, anche se non mancano alcune piante esotiche coltivate nei giardini quali il ginkgo, il cipresso calvo, l'eucalipto rosso o la catalpa – e quella di galle, ossia delle strutture derivanti dalla crescita abnorme di tessuti vegetali in seguito ad un attacco parassitario, di cui è possibile scoprire gli usi in campo farmaceutico e nel settore della concia.


La sezione Tavole didattiche presenta 98 tavole didattiche, di argomento botanico, prodotte tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento. Di particolare pregio anche estetico i 68 tabelloni della serie "Ausländische Kulturpflanzen in farbigen Wandtafeln" ("Colture straniere su lavagne colorate"), con raffinate illustrazioni di Karl Bollmann.


Attraverso la mostra virtuale, è quindi possibile ammirare la collezione di piante medicinali, custodita in museo e di rado esposta al pubblico. Essa comprende una raccolta di campioni di radici, legni, semi, cortecce e resine di piante medicinali, riuniti nel corso del tempo, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, per istruire medici e speziali in erba nella preparazione di rimedi quali decotti, oli essenziali, pomate e prodotti erboristici usati all’epoca per la cura delle malattie e dei disturbi più comuni. Navigando nelle sottosezioni, è possibile conoscere anche alcuni degli impieghi più curiosi, anche se non sempre realmente terapeutici, di queste piante e dei numerosi miti e leggende ad esse legati, come nel caso della radice di aconito, definita da Plinio “arsenico vegetale”, o dell’erba del diavolo, comunemente impiegata dagli sciamani di molte tribù indiane per i loro rituali, mentre in Europa si credeva servisse alle streghe durante i sabba.


In ultimo, conosciamo anche la collezione delle palme, dalla palma “Dum” impiegata durante il periodo coloniale italiano come materia prima per la fabbricazione di bottoni, alla cosiddetta “palma da avorio”, l’endosperma dei cui semi, bianco e molto duro, ricorda le zanne degli elefanti, o ancora la “rafia farinifera”, dalle cui foglie essiccate si ricava appunto la rafia, fibra resistente e grossolana utilizzata soprattutto per la produzione di legacci per l’agricoltura e in lavori di intreccio come stuoie, cappelli o borse, fino alla più nota palma da cocco, che produce noci in grado di galleggiare sull’acqua e di germogliare anche dopo oltre 100 giorni di immersione in mare, o la “Lodoicea maldivica”, a lungo ritenuta dotata di proprietà afrodisiache.

 


Pur ricchissima, la mostra online racconta solo alcune delle collezioni più rare o scientificamente interessanti del Museo, o ancora pregevoli dal punti di vista artistico o semplicemente curiose: non essendo possibile parlare di tutto ciò che è conservato nel Museo Botanico, si è inteso fornire degli spunti e stimolare la curiosità per avvicinare bambini e adulti a un ramo delle scienze naturali, la botanica, particolarmente affascinante e strettamente correlata alla vita di tutti i giorni.

 


La mostra è ospitata sulla piattaforma Movio e si è avvalsa della collaborazione di Gianluca Drago e Lorisa Andreoli (Sistema Bibliotecario di Ateneo) per la progettazione web, di Francesco Maria Butera, Agnese Maria Lena e Matilde Stimmatini per le riprese fotografiche.

 

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